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Brich Burcina

maria grazia s

A cura di:

Ultimo rilievo: 09/05/2008
Difficoltà
T2
Lunghezza
6.00 Km
Quota di partenza
570 m
Altezza di arrivo
835 m
Dislivello positivo
265 m
Tempo di andata
01h00'
Tempo di ritorno
01h00'
Periodo consigliato

Accesso

Uscita Carisio (se si proviene da Milano) o Santhià (se si proviene da Torino) dell'Autostrada Torino-Milano e presecuzione sulla statale fino a Biella; a Biella ci sono ovunque cartelli marrone Parco Burcina, che indicano il percorso; comunque, giunti su corso San Maurizio, prendere la tangenziale ovest direzione Pollone, e a Pollone parcheggiare nell'ampio spazio in prossimità del Parco(la sosta è a pagamento; c'è un settore dedicato anche alla sosta dei camper).

Introduzione

Il Brich Burcina è il punto culminante di una collina a est di Pollone, acquistata e sistemata a parco verso la metà del 1800, dal proprietario Giovanni Piacenza, discendente dei fondatori dell'omonimo lanificio (fondato nel 1733), produttore di cachemere, secondo il gusto dei giardini paesaggistici dell'epoca.

All'inizio furono creati i sentieri, i vialetti, il laghetto; il figlio Felice continuò l'opera proseguendo nella realizzazione di altri vialetti e sentieri, creò la conca dei rododendri, inserì alberi di ogni specie, soprattutto esotiche, con l'occhio volto più all'estetica che ad un progetto botanico. La collina appartiene al Comune di Biella dal 1935, ed è stata istituita a parco regionale dal 1980. Durante alcuni lavori, nel marzo 1959, sulla sommità vennero alla luce diversi reperti archeologici, tra cui asce, spiedi, utensili in ferro ed una bella brocca di bronzo, attualmente esposta al Museo del Territorio di Biella. Dopo questi ritrovamenti, vennero fatte delle indagini, rinvenendo parecchi resti di ceramiche, che hanno permesso di ipotizzare che la sommità della collina fosse stata abitata per diversi secoli da un popolo dedito alla pastorizia, alla caccia ed all'attività agricola, e che le ceramiche erano presumibilmente prodotte in loco. Altra provenienza invece quella della brocca, con bocca trilobata e becco molto rialzato, Etrusca del V-IV secolo avanti Cristo; proveniente da Vulci, prodotto di scambio diffuso all'età del ferro, molto ambita dall'aristocrazia celtica, faceva spesso parte di corredi funerari; quella biellese, proprio per la preziosità della sua fattura, doveva appartenere ad un capo di rango elevato. Anche in altre zone del Piemonte sono state trovate ceramiche dello stesso tipo appartenenti allo stesso periodo in siti con le medesime caratteristiche (elevati rispetto il territorio circostante e facilmente difendibili), tutti databili al periodo di insediamento ed espansione dei Celti.

Descrizione

Entrati nel parco (570m), percorrere l'ampio viale che porta alla prima casina, di fronte al laghetto; è abitato da pesci rossi, e intorno ha camelie e azalee. La strada compie un'ampia curva a sinistra e subito sopra, a destra, c'è la sede del Parco nella Cascina Emilia, ristrutturata, centro di accoglienza anche per le visite scolastiche. I sentieri sono molteplici; consiglio di trascurare la scorciatoia e continuare per la strada, che sale con moderata pendenza, inghiaiata, fino ad una curva a destra, dove c'è una pianta di cipresso calvo, dalle radici con strane forme; tutti gli alberi hanno targa con nome comune, famiglia, specie, provenienza. Proseguiamo e sopra di noi, a sinistra, in un'altra cascina risistemata di recente, c'è un bar; più avanti, a destra, i servizi del parco. A sinistra un ampio sentiero porta ad un bel bosco di faggi; lo percorreremo in discesa. Continuiamo quasi in piano fino ad una deviazione: di fronte a noi, un altro bosco di splendidi faggi, a sinistra, un enorme esemplare, a destra, dopo un ampio spazio panoramico, incomincia il viale dell'albero dei tulipani che ha a sinistra, un'infilata di splendide azalee, e a destra la conca dei rododendri, che negli anni in cui non piove sulle fioriture, offre uno spettacolo incomparabile. Percorrere tutto il viale affacciandosi al balconcino: sotto di voi a fine maggio, primi giugno, un lago di colori in tutti i toni dal bianco al rosa pallido al rosso violaceo, e più in là Biella e il Biellese, fino alla Serra e alla pianura vercellese. In fondo a questo viale sono state piantate di recente delle querce da sughero. Proseguire fino a raggiungere i cancelli dell'altro ingresso al Parco, chiamato I Galinitt. La strada fa un'ampia curva a sinistra e sale. Dopo circa una cinquantina di metri, quando torna pianeggiante, a destra si stacca un piccolo sentiero che sale zigzagando: potete seguirlo tranquillamente e godervi gli scorci sottostanti mano a mano che sale. Passa a poca distanza da una cascina tuttora abitata da agricoltori, e si innesta dietro di essa su di un sentiero più ampio, proveniente da sinistra; seguitelo per una cinquantina di metri, per poi abbandonarlo per un altro sentiero abbastanza marcato che sale alla vostra sinistra sempre zigzagando. Continuate per questo sentiero in salita, tralasciando le deviazioni o percorrendole verso destra solo il tempo necessario per ritrovare il sentiero che sale. Arriverete in breve alla strada, che fa un ampio giro, ad una curva. A questo punto attraversate la strada e scendete leggermente su di un altro sentiero ampio, che attraversa il versante sud est del parco passando in mezzo all'altra conca di rododendri. Percorretelo fino in fondo, c'è anche un tronco-panchina per una bella sosta; il panorama sul Biellese qui è appassionante. Arrivati in fondo, prendere il ripido sentiero a sinistra e in breve raggiungete la sommità della collina. E' tutta coperta da betulle, con un ampio percorso che gira intorno, e diverse panche; all'estremo limite nord est si può vedere il luogo del ritrovamento dei reperti archeologici. Dalla sommità lo sguardo spazia sulle Alpi Biellesi, il Cucco, la conca di Oropa con Tovo, Camino e Mucrone, fino al Mombarone ad Ovest. A Nord la Torre Martini (835m). Discesa: consiglio di scendere per la strada, che incomincia nei pressi della Torre Martini. Ad ampi tornanti, passando davanti a cascine tuttora abitate da agricoltori (non è raro vedere bovini al pascolo), nei pressi della trattoria, che è situata a poca distanza dalla prima cascina che si incontra a destra scendendo, si arriva dopo una curva a sinistra ad un bel prato che si affaccia sul paese di Pollone e sulle montagne. Scendiamo ancora, e dopo un centinaio di metri a sinistra, troviamo l'albero dei fazzoletti, una pianta orientale che in primavera sembra abbia tanti fazzoletti bianchi appesi sotto le foglie, e che è bellissima anche d'autunno. Qui ogni stagione ha i suoi colori, si incomincia ai primi di marzo con un tappeto di narcisi gialli a trombetta, per finire con l'incendio autunnale di aceri, faggi e ciliegi. Scendendo ancora troviamo le sequoie, e il bellissimo bosco di faggi. La strada incrocia a sinistra la prosecuzione di quella che arriva dai Galinitt; noi andiamo ancora a destra, fino a trovare a metà del traverso sottostante, a destra, una deviazione che ci fa entrare in un altro bosco di faggi, e che sbucherà in prossimità della casina che ospita i servizi: subito dopo, in discesa, a sinistra, un'altra scorciatoia a gradoni conduce alla strada che abbiam percorso in salita, che attraversiamo per infilarci nell'ultima scorciatoia che arriva nei pressi dell'ingresso. Fare tutto il giro con calma richiede un paio d'ore. All'ingresso ci sono tabelloni esplicativi dove sono segnati anche altri sentieri: questo mio giro circolare è un suggerimento per non fare lo stesso percorso all'andata e al ritorno, e per farsi un'idea completa del parco. Per informazioni ulteriori sulle fioriture, vedere il sito dell'ATL Biella ed eventualmente telefonare all'ente Parco per informazioni più precise, perché i tempi possono anche variare a seconda dell'andamento meteorologico, anticipando o ritardando. La visita al parco, che anche se fatta con molta calma, non prende più di mezza giornata, può essere abbinata ad una passeggiata tra i narcisi della conca di Oropa: gli alpeggi della Muanda.

Galleria fotografica

© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
La prima casa, il laghetto e le azalee
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
Cascina Emilia, la sede del Parco ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
Pollone ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
Il Parco visto da Pollone ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
La prima fioritura: i narcisi ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
La conca dei rododendri ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
Azalee ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
Vista sul Biellese in autunno ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
Autunno ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
Le curiose radici del Cipresso Calvo ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
Conca dei rododendri in autunno ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
ed in inverno... ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
Tramonto ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
Sentieri ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
Muanda e Mucrone ©2007 Maria Grazia Schiapparelli
© 2021 - Maria Grazia Schiapparelli
Ci siamo stati
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A cura di:

Brich Burcina
domenica 16 giugno 2024

Parco della Burcina

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