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Strahlhorn

giancarloberetta

A cura di:

Ultimo rilievo: 06/09/2010
Difficoltà
PD-
Lunghezza
16.00 Km
Quota di partenza
3031 m
Altezza di arrivo
4193 m
Dislivello positivo
1332 m
Tempo di andata
04h30'
Tempo di ritorno
03h00'
Periodo consigliato

Introduzione

Lo Strahlhorn è il più facile tra quelli la cui partenza si effettua dalla Britannia-Hütte; anche se molto lunga (17 km circa) la sua salita non presente grosse difficoltà tecniche e consente di attraversare ambienti glaciali molto suggestivi dove però bisogna prestare molta attenzione ai numerosi crepacci che si trovano già numerosi a partire dal primo ghiacciaio sotto il rifugio. Il panorama è naturalmente di prim’ordine e spazia a perdita d’occhio su una distesa infinita di vette, le più vicine delle quali sono i numerosi 4000 che circondano Saas Fee e Zermatt. Dal rifugio bisogna considerare tra le 4/5 ore di salita e, nel conto del dislivello da percorrere, bisogna tenere in considerazione la risalita al colletto a quota 3138 m e al rifugio.

Descrizione

Primo giorno:
Dall’arrivo della funivia si imbocca la traccia che parte proprio di fronte e si indirizza verso il pendio di ghiaccio e sassi; il tracciato, ben battuto, passa su terreno sassoso alternato a tratti di ghiaccio e contorna la fiancata settentrionale del Hint Allalin. La progressione, in assenza praticamente di tratti in salita, non è faticosa ma bisogna comunque prestare attenzione ai vari tagli nel ghiaccio ed ai molti sassi mobili. Si arriva in breve ad un ben visibile colletto dove si trova l’arrivo di uno skilift ed al quale si continua sulla destra puntando alla ben visibile costruzione del rifugio Britanniahutte; dopo ancora un breve tratto su terreno misto si arriva al colletto dove esso è situato.

Secondo giorno:
Dal rifugio si imbocca la traccia che parte alla sinistra delle paline poste di fronte ad esso ed inizia in corrispondenza di un sasso con un bollo bianco-azzurro. Il sentiero scende dapprima con lieve pendenza per poi puntare decisamente verso il basso del vallone morenico perdendo quasi un centinaio di metri di dislivello per raggiungere la lingua terminale del Hohlaubgletscher; toccata la parte più bassa lo si risale spostandosi verso sinistra con percorso che guadagna poca quota e che attraversa molti crepacci perpendicolari al senso di marcia più o meno aperti ma facilmente superabili puntando ad un colletto roccioso sulla parte bassa della cresta che scende dall’Alallinhorn. Raggiunto l’ometto di pietre posto su di esso (3138 m) si scende di poco su grossi blocchi arrivando ad un piccolo nevaio che si attraversa per portarsi ad un altro colletto, più basso del precedente (3123 m); da qui bisogna scendere ancora, perdendo circa un centinaio di metri di dislivello, su una ripida ma evidente traccia di terriccio che poi si perde sulle rocce sottostanti. Raggiunto il punto più basso, si attraversano i grossi blocchi di pietre risalendo leggermente e tenendo la sinistra sino a mettere piede sull’ Alallingletscher. Lo si risale dapprima stando un po’ sulla destra per poi piegare gradatamente a sinistra verso una striscia sassosa che si trova alla confluenza dei due ghiacciai (l’Alallingletscher, appunto, e la lingua del ghiacciaio che scende dall’Alallinpass sulla destra); si attraversa questa breve fascia di sassi e si continua a camminare in direzione sud, superando ancora qualche crepaccio, puntando ad un grosso seracco che si vede sulla destra in fondo al ghiacciaio. Prima di raggiungerlo si piega a sinistra e si risale il pendio, che ora si fa più ripido, con qualche largo tornante che ci fa arrivare al plateau superiore; la pendenza, diminuita temporaneamente, riprende quasi subito decisa per rimontare lo scivolo che conduce all’Adlerpass (3792 m) e che si trova nel punto più basso sulla cresta che unisce Rimpfischhorn e Strahlhorn. Dal plateau superiore, per raggiungere l’Adlerpass, bisogna prestare attenzione ancora a qualche crepaccio ed alla terminale che si trova proprio a ridosso di quest’ultimo. Dalle roccette del colletto si devia a sinistra superando una breve crestina affilata e poi si continua su una dorsale che presenta anch’essa qualche crepaccio; seguendo le sinuosità del percorso in cresta si arriva, dove la pendenza diminuisce un po’, nei pressi di un’anticima nevosa che si trova sulla destra. Aggiratala sulla sinistra si punta ora alla nevosa cresta finale dove, al suo culmine, vi sono delle roccette. Senza rimontarla subito, si continua fin quasi sotto le roccette dove si devia a sinistra e dopo un largo tornante si percorre, rimanendo alla destra del filo, il suo tratto finale che conduce alla croce metallica della vetta.

Riferimenti Bibliografici

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Galleria fotografica

© 2021 - Giancarlo Beretta
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