Monte Spondascia, da Campo Moro
Introduzione
Bella gita - recentemente segnalata su percorsi di cacciatori - che conduce sulla vasta cima della dirupata montagna che domina le due dighe di Campomoro e Alpe Gera. All'indubbio interesse panoramico (vista ravvicinata su tutto il gruppo del Bernina) si può associare - con il percorso di ritorno descritto - il divertimento di un po' di arrampicata semplice aiutata da qualche attrezzatura.
Descrizione
Dal parcheggio di Campomoro 1995 m si sale in pochi minuti al soprastante Rifugio Zoia 2021 m e si prosegue su ampia e ben tenuta mulattiera verso il Rifugio Cristina. Il percorso, con qualche saliscendi, percorre le cenge boscose alla base delle pareti note come "Falesie dello Zoia" (localmente "Sass Negher"; difficoltà media alta: 7a/8a) e, svoltato uno sperone con casello dell'acquedotto, arriva al bivio segnalato per il Monte Spondascia. Da qui è necessario seguire le segnalazionia vernice - accompagnate sempre da ometti di pietre - perchè il sentiero tende spesso a ridursi a traccia ben poco visibile. Si procede fra gli ultimi larici cercando il percorso più logico fra dossi e avvallamenti in direzione del crestone SO, che si percorre fino ad una specie di cengione verso destra che conduce ad un laghetto. Da qui si sale per l'evidente vallone fino ad arrivare ad una conca inaspettata (laghetto molto piccolo) da cui si abbandona la direzione apparentemente logica per risalire sulla sinistra un rigagnolo; dopo pochi passi di arrampicata su gradoni si arriva ad un piccolo anfiteatro con un'ultimo lago, caratterizzato da un masso-isola. Lo si aggira da destra e si sale su ganda e pendio terroso alla bocchetta senza nome compresa fra il Monte Spondascia (a sinistra) e la sua anticima (a destra). Si risale il crinale fra pochi ciuffi d'erba e sassi smossi e si attacca la cresta rocciosa - appena sinistra di grossi massi squadrati accatastati in apparente instabilità - assistiti da tre catene di progressione (passi di I e II grado); al termine dell'ultima catena (placca inclinata) l'unico vero passaggio esposto - non assistito - conduce ad un piano cengione con tracce di sentiero che, parallelo alla vetta, va a trovare il passaggio per raggiungere i vasti ripiani sommitali. Il Monte Spondascia 2867 m è in realtà una triplice vetta con uno splendido panorama in ogni direzione: gruppi del Bernina, dello Scalino, del Disgrazia, di Dosdè-Piazzi. Tornati alla bocchetta, è possibile rientrare a valle per il percorso di andata oppure - molto più impegnativo, ma vario e interessante - salire sull'anticima 2851 m e seguire le recenti segnalazioni verso il lontano Passo di Campagneda. Dall'anticima si scende il cupolone sommitale sui sassi smossi attraverso cenge parallele alla cresta SE che vanno a convergere su canali e salti impraticabili. Svoltata in arrampicata facile ma esposta una lama di roccia, si supera con una serie di utili catene di progressione un tratto in traverso (passi di II - III grado); tornati sul terroso filo di cresta, in corrispondenza di un profondo intaglio, si abbandonano le segnalazioni che risalgono lungamente un'altra pronunciata anticima. Da qui si deve procedere a vista in direzione del più grande dei Laghi di Campagneda, proprio sottostante. Per raggiungerlo bisogna concatenare al meglio ripidi e smossi canaloni di roccia friabile fra cengioni a pascolo (camosci!) e salti di roccia. [Tendenzialmente conviene tenersi sulla sinistra]. Raggiunto il lago, si procede verso destra e, attraversatone l'emissario, si va a percorrere il vasto dosso a pascolo che occupa il centro della Valle di Campagneda. In breve si raggiungono le baite dell'Alpe Campagneda 2145 m; seguita per poche decine di metri la pista di servizio, in corrispondenza di un ponte, si imbocca verso destra il sentiero per il Rifugio Zoia, che procede più o meno in piano fino a tornare - nei pressi delle falesie - al bivio iniziale.