Valle dei Ratti, da Verceia
Accesso
Da Milano si prende la statale 36 fino a Colico, qui si seguono le indicazioni per Chiavenna e arrivati alla stazione di Verceia si gira a destra attraversando il paese. In alto al paese si devia a sinistra e si risale con l'automobile fino a che non finisce l'asfalto. La Valle dei Ratti è la prima valle che si incontra sulla destra andando a Chiavenna da Milano. Messa un po' in disparte a causa della vicinanza della più famosa val Codera merita di essere riscoperta in tutta la sua bellezza.
Introduzione
Interessante itinerario su due giorni alla scoperta della selvaggia Valle dei Ratti.
Descrizione
Si imbocca a piedi la strada sterrata, subito a sinistra troveremo un cartello indicatore che ci manda sulla storica mulattiera che univa la valle dei Ratti al fondo della val Chiavenna. Ci si inoltra così per un bellissimo castagneto con alberi secolari. In salita decisa ma mai eccessivamente ripida si arriva alla chiesetta degli alpini dove si troverà un'area attrezzata per la sosta con una delle tante fontanelle che costellano la valle.
Si prosegue sempre lungo la mulattiera arrivando in breve al Tracciolino.
E' questo una vera e propria strada costruita negli anni '30 per unire a mezza costa la val dei Ratti alla val Codera così da trasportare uomini e materiali necessari alla costruzione delle dighe e condotte presenti nella zona.
Dal trivio del Tracciolino proseguiamo diritti in salita verso Castan (975 m) dal toponimo fin troppo evidente. Il caratteristico borgo in realtà può essere oltrepassato stando bassi ma vale la pena una minima deviazione per visitare il paese: poche case dalla caratteristica architettura e un'ulteriore fontana dove dissetarsi.
Tornati sul sentiero principale, qui recentemente allargato, si continua a salire. Si supera il bivio per Moledana lasciandoselo sulla destra, sentiero ultimamente risistemato dopo che una frana lo aveva reso inagibile per lungo tempo.
Lungo la mulattiera si supera l'ennesima fontanella e arrivati a una curva dove la valle inizia ad aprirsi verso l'alto, si trova la "Vegia capela de la val de l'infern" con un caratteristico scritto in dialetto. Da qui appare quasi all'improvviso Frasnedo, la frazione principale della valle, un paese che un tempo contava centinaia di residenti, oggi senza abitanti stabili ma dove sempre si trova qualche locale salito dal fondo.
Frasnedo (1280m, 1h30') offre grandi paesaggi sul lago di Novate Mezzola e su quello di Como. Merita sicuramente una visita la chiesa della Madonna della Neve, edificata nel 1677.
Dalla chiesa ritorniamo sul sentiero principale. Segue ora un tratto pianeggiante su un prato immerso tra le betulle, probabile segno di un pascolo abbandonato da decenni e dove il bosco ha ripreso il sopravvento. Qui si trova sulla destra una traccia, che ignoriamo, segnata dal Rotary che scende verso Moledana.
Arrivati a un escavatore abbandonato il sentiero prosegue in leggera discesa per guadare un torrente e quindi risalire prima al pascolo di Corveggia e poi al bivio che indica a destra per Nave e monte Bassetta. Il nostro itinerario sale sulla sinistra indicato da un cartello Life, seguendo la ovvia e facile traccia si supera una cappellina a sinistra, il pascolo di Tabiate per giungere all'incrocio che separa il sentiero per il bivacco Volta da dove scenderemo, da quello per il bivacco Primalpia.
Scendiamo ora verso destra per attraversare il ponte che ci porta sull' altro versante della valle. Da qui la traccia, sempre presente, diventa comunque meno chiara e scontata. Si attraversa il pascolo in salita lungo il torrentello trovando quasi subito una freccia indicatrice che indica la direzione corretta. Segue ora un tratto ripido che fa guadagnare velocemente quota. Tra un tornante e l'altro sempre più maestoso si apre il panorama in direzione del Ligoncio, della Sfinge e piano piano del Manduino con l'intera valletta del Sereno e il suo caratteristico anfiteatro di guglie rocciose. Quasi al termine del tratto ripido si supera un caratteristico pascolo (ore 3 dalla partenza) con un larice in mezzo. La traccia punta l'albero e poi devia decisamente a sinistra per riprendere a salire più gradualmente verso la testata della valle in direzione est. Si esce dal bosco di larici e abeti per entrare nel magico mondo dei prati e pascoli di alta quota. In breve ora si superano gli ultimi rigagnoli e risalti erbosi per arrivare al Bivacco Primalpia (1980m, 4h00').
Chi dopo oltre 1300 metri di salita ha ancora forza e voglia di camminare, può salire, senza percorso obbligato, in direzione della cima del Desenigo (o monte Spluga) e poi deviare verso il passo Locino (2636m circa 2000 di salita dall'automobile!) spartiacque tra la val Chiavenna e la Valtellina.
Il secondo giorno ci vedrà impegnati sulla traccia che in leggera salita va in direzione del bivacco Volta visibile già dal bivacco Primalpia. Inizialmente si tratta di una piacevole traversata per pascoli mentre il piccolo tratto in discesa sul torrente che incide la valle merita attenzione anche se sono presenti delle catene per aiutarsi. Scesi nel sottostante valloncello, dalla parte opposta si vede la traccia che sale al Volta. Si ignora quindi l'indicazione Life che sale al passo di Primalpia scegliendo se attraversare senza percorso obbligato la pietraia o seguire i bolli che scendono di qualche decina di metri per poi risalire (ore 1 dal bivacco Primalpia). Si superano ora tutte le baite e i pascoli arrivando rapidamente al Volta (ore 1.45).
Per la discesa si può invece o ripercorrere la strada fatta fino al valloncello per poi scendere nel pianoro effettuando 2 guadi resi comodi dai massi presenti oppure seguire i bolli che vanno in direzione sud verso l'alpeggio di Talamucca per entrare in una stretta forra che al termine si ricongiunge con il precedente a metà pianoro.
Il sentiero continua comodo e pianeggiante verso le baite di Camerà con scenografici scorci sulle numerose cascate e torrenti che scendono impetuosi; inizia quindi una ripida discesa che ci riporterà nel bosco all'altezza del bivio del giorno prima per il bivacco Primalpia (ore 3).
Si ripercorre ora la strada già fatta fino a Corveggia. Qui bisogna fare attenzione alla traccia, segnalata ma non evidente, che scende verso sinistra. Ci si abbassa abbastanza velocemente verso il torrente camminando in un prato di fragole fino alle baite dove si trova il ponte di cemento che consente di passare sull'altro versante. Ora non resta che scendere facilmente sull'evidente sentiero in direzione di Moledana dove si trova un curioso "barometro a corda". Sempre scendendo senza nessuna difficoltà si arriva al trivio che indica a sinistra la Foppaccia, dritto, non segnalato, porta a Zocche e a destra alla diga. Prendendo quest'ultima diramazione si attraversa l'intera diga, imponente per la sua altezza che chiude e domina la stretta gola. Dall'altra parte si ritrovano i binari del Tracciolino che in pochi minuti ci riporteranno al trivio dove già si è passati il giorno prima (ore 5). Si scende quindi verso sinistra tornando in circa mezz'ora all'automobile.