Monte Moro, da Contrada Piana
Accesso
Da Milano a Morbegno lungo le statali 36 e 38; proseguire in direzione Sondrio fino al bivio subito dopo il viadotto sul torrente Tartano: svoltare a destra in direzione Val Tartano. Risalita una lunga serie di tornanti, si supera la località Campo e si prosegue fino a Tartano. Imboccando la strada per la Val Lunga, si raggiunge la Contrada Piana (visibile un campanile bianco) e si trova parcheggio a bordo strada.
Introduzione
Una delle tante cime estremamente panoramiche che si possono raggiungere in questa area: praticamente sconosciute al turismo non locale, ma gradevoli per i paesaggi pastorali insospettabili dal basso e invisibili dalle solite ben note escursioni. Di utilità più "tecnica" è il colpo d'occhio su altre possibili mete a cavallo fra Val Lunga e Val Corta (Valle di Lemma e Val Budria): essenziale per surrogare la cartografia esistente, obsoleta confusa e grossolanamente semplificata. Possibilità di incontrare branchi di camosci.
Descrizione
Attraverso il ponte di Contrada Piana 1269m (presso il parcheggio) si attraversa il torrente e si risale la sponda opposta per poche decine di metri, fino ad uno spiazzo boscoso con un box di lamiera; qui inizia il sentiero non segnalato che bisogna imboccare. La salita è subito intensa e una serie di tornanti ci conduce ai margini di una ripida radura di pascolo abbandonato; la traccia rientra fra gli alberi e ne risale il margine destro; un tratto protetto da corrimano conduce all'attraversamento di una valletta con scarse acque: una nuova salita e un tratto a saliscendi ci avvicinano ai vasti pascoli del Gàvet. Tornati all'aperto, ci si immette in una traccia segnalata (non lontano dalla teleferica di servizio alla soprastante alpe) e si risale il pendio con lunghi e comodi traversi. Raggiunte le baite della Casera Gàvet 1724m, il sentiero si allarga in una sconnessa piccola pista per mezzi agricoli: si prosegue verso sinistra fino ad un bivio che si oltrepassa di nuovo verso sinistra; scavalcato un costone, ci si affaccia alla bellissima conca della Casera Gavedìi 1843m, una vasta estensione di pascoli recintati da muri a secco. Si continua in lieve salita e il superamento di un altro dosso conduce ai pascoli della Casera Gavedùu 1897m. Qui la traccia - esile e mal segnalata da vecchi tratti di vernice - sale tendendo a destra verso le pendici del Monte Gàvet 2318m che incombe: in prossimità di alcune rocce (piccola sorgente che scaturisce dalla roccia) si ritrova un sentiero che si dirige ad una terza area di pascoli, quelli di pertinenza della Baita Frègia 2013m. Non si deve scendere a raggiungerla. Guardando verso monte abbiamo questa vista da sinistra a destra: la piramide del Pizzo della Scala 2427m, una bocchetta sassosa non quotata nè nominata, un tratto di cresta che conduce al Monte Moro 2277m, una sella erbosa (possibile via di discesa), un dosso roccioso che va a scendere alla bocchetta di Q2100m cica, il Monte Gàvet 2318m. Una volta orientatisi, si va a risalire la conoide che converge nella Bocchetta Q2100m: qualche rara traccia nel pendio battuto dalle valanghe attraversa il pendio fra rododendri ginepri e ciuffi di erba infida; la pendenza non è mai eccessiva e, nella parte alta del canale, si incontrano dei buoni segni di vernice. Raggiunto il valico, si procede facilmente fra erbe e qualche roccetta camminabile sul crestone sinistro che, a fronte di un versante orientale verticale e dirupato, qui consiste in un dossone arrotondato e panoramico. In breve si raggiunge la spianata erbosa culminante del Monte Moro 2277m. Discesa per la via di andata. Possibile una breve variante di analoghe difficoltà scendendo verso la Baita Frègia dalla selletta erbosa (già sopra indicata) immediatamente ai piedi dell'ultimo pendio per la cima.