Giuseppe Mazzotti

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Ritratto di massimo
massimo

Alpinista e scrittore trevigiano, che ha lasciato un'impronta indelebile sia nel campo sportivo che in quello culturale: infatti ha ricoperto per quarant'anni la carica di dirigente dell'Ente del Turismo di Treviso, contribuendo in maniera significativa alla salvaguardia del patrimonio artistico ed architettonico di quella provincia. In materia di alpinismo il suo palmarès vanta la prima della parete est delCervino (1932), in compagnia di suo cugino Enzo Benedetti e delle guide del Breuil, Maurizio Bich, Luigi e Luciano Carrel e Antonio Gaspard. Si può leggere la relazione di questa avventura in uno dei più fortunati lavori letterari dello stesso Mazzotti: Grandi imprese sul Cervino (1934). Ma è soprattutto sulle Dolomiti che si è svolta la maggior parte della sua carriera di rocciatore. Le sue montagne preferite erano quelle del gruppo del Popèra, in fondo alla Valgrande, dove può vantare molte prime, vuoi assolute, vuoi per nuova via: sulla Cima Bagni, sul Campanile di Selvaplana e di Valgrande, sulla Guglia 1° e 2° di Stallata, sulla Punta del Fulmine NE di Popèra, sul Dito della Madonna del passo Sentinella e sul Campanile Colesei. Alcune di queste imprese sono compiute in compagnia della moglie, Nerina Crétier, valdostana, sorella di quell'Amilcare Crétier protagonista dell'ultima grande impresa sul Cervino (che gli fu anche fatale). La sua scalata tecnicamente più difficile resta l'apertura di una nuova via (di V e VI grado, per un'estensione di 650 m) sulla parete ovest della Cima Canali nelle Pale di San Martino (1935) assieme al suo concittadino Arturo Cappelletto. Giuseppe Mazzotti, detto "Bepi", è oggigiorno ricordato più sovente per i suoi meriti di scrittore di montagna: oltre al già citato volume sulla conquista del Cervino parete per parete, assai famosi sono anche "La montagna presa in giro", (1931), una serie di quadretti premonitori dei guasti del turismo di massa; il romanzo "La grande parete" (1938) ed il volume "Montagnes valdôtaines", la storia della vocazione alpinistica di un giovane, ispirata alla vita di suo cognato (1951; premio Saint-Vincent l'anno successivo). Seguire il filo della sua attività di pubblicista specializzato in alpinismo è un problema non da poco conto, dato che sono una trentina le testate, non solo italiane, con le quali ha collaborato: ci piace comunque ricordare la sua partecipazione in veste di cronista del Resto del Carlino alla spedizione italiana al Cerro Aconcagua (1934), che vedeva schierati come uomini di punta i più bei nomi dell'alpinismo nostrano dell'epoca, tra i quali Renato Chabod, Gabriele Boccalatte, Piero Ghiglione e Giusto Gervasutti. Addenda del 27 marzo 2003 Grazie alla collaborazione del nostro utente Gianatonio Furlanetto apprendiamo che Bepi Mazzotti era anche un abile ritrattista: egli infatti conserva delle opere autografate dal poliedrico talentuoso alpinista, che ritraggono il padre del sig. Furlanetto, che era amicissimo del Mazzotti. A margine si annota pure che ai due amici si aggiungeva spesso il vecchio proprietario della birreria Pedavena.

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Bibliografia

  • Giuseppe Mazzotti, Montagnes Valdôtaines, 1951